Il percorso si snoda in massima parte all’interno della Pineta di Suvero, rimboschimento storico di Pinus nigra realizzato a fine anni ’20 per stabilizzare e migliorare i terreni caratterizzati dal substrato serpeniticolo. La contiguità con le aree a pascolo e/o sfalcio dei Casoni e le radure interne creano contesti di eterogeneità ambientale che determinano un arricchimento in termini di biodiversità. Notevole anche l’interesse paesaggistico.
L’itinerario ha inizio esattamente dove la strada da Suvero per i Casoni incontra la pineta, in prossimità di una fontana e di un tavolo con seduta.
Diradamento in pineta: le tecniche silvicolturali prevedono piani di diradamento, finalizzati soprattutto a permettere l’ingresso di specie autoctone in sostituzione delle conifere, a suo tempo impiantate per la loro capacità di attecchimento ed adattamento al suolo estremamente povero oltre che con composizione ultrabasica.
La radura che si incontra nella parte iniziale del percorso: spazi aperti, arbusti isolati, siepi, macchie, alberi di latifoglie al confine con la pineta, compongono un mosaico ambientale che determina una ricchezza di habitat idonei ad una pluralità di specie animali.
All’interno del bosco il torrente è un ulteriore elemento di eterogeneità ambientale: in questa immagine si nota che l’apertura di luce determinata dal letto relativamente ampio favorisce lo sviluppo di latifoglie come il nocciolo, ma anche e soprattutto (in relazione all’habitat) di ontano nero.
Il sentiero nella parte iniziale si mantiene sulla fascia di confine tra radura e pineta a Pinus nigra.
Rimboschimenti successivi a quello iniziale hanno introdotto anche esemplari di abete bianco.
Si prosegue su una bella strada forestale lastricata. Una volta entrati nel fitto della pineta il paesaggio diventa uniforme: la fittezza del bosco, sebbene le rade chiome dei pini filtrino solo relativamente la luce, impedisce l’ingresso alla maggior parte delle specie arboree ed arbustive. Occorrerebbero interventi di diradamento atti a favorire l’evoluzione verso il bosco di latifoglie.
La natura fa comunque il suo cammino, per cui individui morti per varie cause, attivato un processo di degradamento fisico e decomposizione chimica, restituiscono le risorse da loro accumulate agli organismi della catena del detrito, tra cui numerosi funghi.
Un lento processo di sostituzione è quindi già iniziato: oltre a carpini, ornielli, aceri, anche le querce caducifoglie, che nel piano montano in cui ci troviamo sono principalmente rappresentate dal cerro.
Ponendosi con lo sguardo lungo l’asse monte-valle si percepiscono le linee di impianto dei pini: nel fitto del bosco gli esemplari sono esattamente quelli impiantati negli anni ’20, con una bassa capacità quindi di propagazione ma con un notevole successo di crescita (bassa moria degli esemplari).
L’omogeneità del bosco è interrotta in alcuni punti dagli affioramenti di serpentiniti: si tratta di rocce relativamente resistenti all’erosione, motivo per cui i suoli risultano poco maturi.
È questo l’habitat idoneo alla presenza delle specie vegetali serpentinicole, idonee cioè a sopportare l’alta concentrazione di metalli (es. ferro, manganese, nichel) del terreno. In questo caso Euphorbia spinosa.
Anche la pineta rappresenta una risorsa alimentare, ad esempio per i roditori come lo scoiattolo. Anzi, in relazione alla moria del Pinus pinaster, le pinete a Pinus nigra possono rappresentare siti importanti per la sopravvivenza delle popolazione locali.
All’uscita della pineta, in località Ghiacciarna si incontra la strada che collega i Casoni al territorio di Calice al Cornoviglio. La strada rappresenta un triplice confine: separa la pineta dagli spazi aperti dei pascoli dei Casoni, il substrato a serpentiniti da rocce prevalentemente calcaree (si notino gli affioramenti chiari nell’immagine), e rappresenta anche il limite del SIC “Gruzza di Veppo”.
Per realizzare un anello, tornando al punto di partenza, occorre utilizzare la strada asfaltata per Suvero, che attraversa uno splendido paesaggio che fa da contraltare, anche dal punto di vista ecologico, all’ambiente chiuso della pineta della Gruzza (sullo sfondo nella foto).
Arrivati in località Cuccaro, la strada asfaltata taglia rettilinearmente la pineta, portandoci direttamente in località Torricella, da dove siamo partiti. Mantenendosi invece sulla destra e percorrendo il limite della pineta (all’altezza del campo di calcio) possiamo allungare la passeggiata, in pratica circumnavigando il rimboschimento e rientrando alla base attraverso la sterrata che si collega per l’appunto da ovest alla carrozzabile. Nella foto: l’imponente massa del Civolaro.